NAPOLI - Adesso il banchiere Ettore Gotti Tedeschi collabora con i magistrati. E consegna un memoriale sui due anni e mezzo trascorsi al vertice dello Ior, l'Istituto Opere Religiose del Vaticano che è stato costretto ad abbandonare dieci giorni fa. Lettere e documenti che possono portare l'indagine verso clamorosi sviluppi e avere effetti devastanti proprio sugli equilibri della Santa Sede. Anche perché un intero capitolo è dedicato ai «nemici interni», coloro che tra settembre 2009 e maggio 2012 avrebbero fatto di tutto per convincerlo a lasciare la poltrona. Alti prelati e personaggi esterni al Vaticano di fronte ai quali Gotti Tedeschi avrebbe rivendicato il rapporto privilegiato con il Pontefice con il quale aveva uno scambio epistolare di cui sono state trovate ampie tracce. Non solo. Le verifiche riguardano anche il suo ruolo di vertice presso il banco Santander e i rapporti dell'Istituto di credito spagnolo con le aziende del gruppo Finmeccanica. Sono state infatti trovate copie dei contratti e dei finanziamenti ottenuti, ma soprattutto la lista delle «commissioni» che - questo è il sospetto - potrebbero nascondere il pagamento di tangenti.
Lettere e mail con politici e prelati - Per comprendere la portata di quanto sta accadendo bisogna tornare a due giorni fa, quando i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico perquisiscono la casa di Piacenza e lo studio di Milano del banchiere, su delega della procura di Napoli. Cercano documenti che Gotti Tedeschi custodirebbe per conto dell'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi. In realtà le carte «interessanti» sono centinaia, interi faldoni che riguardano gli affari conclusi nelle segrete stanze vaticane. «Gotti Tedeschi non è indagato - precisano il procuratore Sandro Pennasilico e l'aggiunto Francesco Greco - e non c'è alcun interesse che riguardi operazioni di riciclaggio effettuate su conti dello Ior». La documentazione trovata mostra però con evidenza come il banchiere abbia conservato atti che provano numerose operazioni illecite e come si sia cercato di occultare gli elementi compromettenti. Ci sono annotazioni sugli interventi diretti di alti prelati, faccendieri e influenti politici italiani; le mail che il banchiere ha inviato e ricevuto quando si poneva il problema di collaborare con la magistratura di Roma; le lettere che riguardano la gestione di numerosi conti correnti sui quali è transitato denaro di dubbia provenienza.
«Temo per la mia vita», conferma il banchiere ai magistrati. Poi accetta di rispondere alle loro domande. La procura di Napoli non ha però competenza su questa parte d'indagine. L'interrogatorio viene interrotto. A Milano volano il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Nello Rossi. Ieri pomeriggio riprende la verbalizzazione. E il banchiere mostra di voler collaborare, iniziando a ricostruire questi ultimi due anni e mezzo e allegando a ogni pagina del memoriale le missive che spiegano con chi avesse gestito e discusso ogni questione. Spiega che può soffermarsi sulle «pressioni» ricevute, ma anche sugli attacchi respinti. È soltanto il primo appuntamento con i magistrati, altri ne seguiranno anche tenendo conto che con i pubblici ministeri romani una collaborazione - sia pur non in maniera così formale - sarebbe già stata avviata nei mesi scorsi.
I contratti di Ansaldo e Agusta - Il banchiere avrebbe mostrato disponibilità a chiarire anche i contenuti della documentazione che riguarda Finmeccanica. Orsi definisce «farneticante l'ipotesi che possa aver dato documenti a Gotti e quindi che abbia utilizzato la sua amicizia per motivi impropri», ma i magistrati sono convinti che un «passaggio» ci sia stato e che sia documentato da alcune conversazioni e scambio di mail ed sms tra i due. In ogni caso l'attenzione si è concentrata sui documenti relativi ai rapporti con Santander e soprattutto a quelle «commissioni» che potrebbero celare ben altri interessi. Potrebbe infatti trattarsi di provvigioni mascherate, proprio come sarebbe accaduto in occasione della vendita dei 12 elicotteri da parte di Agusta Westland al governo indiano, almeno secondo quanto racconta l'ex responsabile dei rapporti istituzionali della holding Lorenzo Borgogni. Nuovi atti sugli affari esteri del gruppo e sul ruolo di intermediario del faccendiere Walter Lavitola - tuttora detenuto nel carcere di Poggioreale - con le autorità di Panama sono stati consegnati ai pubblici ministeri di Napoli dai colleghi milanesi che hanno chiesto e ottenuto l'arresto dell'ex presidente della Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini. In particolare si tratterebbe dell'appalto vinto nel 2009 da Impregilo per la realizzazione di un sistema di chiuse del piano di ampliamento del canale.